Ad oggi gli interventi abilitativi e psicoeducativi per i disturbi dello spettro autistico, validati da evidenze empiriche, fanno riferimento ad una cornice teorica di stampo cognitivo-comportamentale.

Per quanto riguarda l’intervento, sono numerose le attività che possono essere realizzate in favore dei bambini autistici, spesso però risultano sostenute da evidenze sperimentali a proposito della loro efficacia, come ad esempio l’integrazione sensoriale, l’integrazione uditiva, le terapie senso-motorie, la comunicazione facilitata, l’intervento farmacologico, quello basato sulle diete e il metodo Teacch.

A differenza dei trattamenti citati quello comportamentale ha beneficiato una serie di verifiche sperimentali che ne hanno testato la validità, anche in confronto ad altri programmi. Questo tipo di intervento è in grado di promuovere comportamenti adattivi e di ridurre quelli problematici.

Prima di insegnare un’abilità che il bambino non manifesta, come quella base che può  essere prestare attenzione agli altri per poi passare a quelle più complesse come la capacità di comunicazione e le abilità di interazioni sociali, occorre innanzitutto fare un’attenta attività di osservazione, per poi individuare obiettivi specifici tenendo conto di ciò che il bambino sa fare, scomponendo l’abilità in una serie di attività più semplice.

Vengono utilizzate a tal proposito delle tecniche di insegnamento predisponendo inizialmente delle sessioni di insegnamento in rapida successione  per passare gradualmente a situazioni meno strutturate o naturali che favoriscano la generalizzazione.

Generalmente si inizia con un’attività di insegnamento personalizzata per procedere via via ad attività che possono essere realizzate in gruppo.

Come ricorda Moderato nonostante gli ottimi risultati che si riescono ad ottenere con l’approccio cognitivo-comportamentale “di autismo non si guarisce, almeno per ora, ma si possono avere significativi miglioramenti, se si applicano metodologie efficaci e se sono coinvolti in prima persona, sotto la guida terapeuti preparati e seguendo programmi specifici, anche i familiari del soggetto con autismo”.