Autismo Roma

Domenica, 04 Novembre 2018

Gli ambiti toccati nel settore delle autonomie personali possono essere diversi e suddivisi in:

Autonomie personali di base

  • Lavarsi (mani, viso, denti, bagno...)lavarsi le mani;
  • Controllo sfinterico
  • Alimentazione (masticare cibi solidi, usare cucchiaio e forchetta, tagliare con il coltello...)
  • Vestirsi/svestirsi (togliere maglie aperte davanti, togliere pantaloni, slacciare bottoni...)

  • Sonno (addormentarsi da solo, dormire nel proprio letto...

Task analysis - Lavarsi le mani

Autonomie personali avanzate

  • Igiene personale (farsi la doccia, prendersi cura di unghie, capelli, igiene intima...)
  • Alimentazione (preparare una merenda, mescolare ingredienti, seguire una ricetta, preparare un pasto...)
  • Vestirsi/svestirsi (scegliere indumenti in base al tempo..)

Quando vengono insegnate le autonomie personali è importante avere ben presente il tipo di attività che si vuole insegnare ovvero individuare il compito e capire in quante porzioni potrà essere suddiviso (piccoli compiti da insegnare singolarmente e poi in sequenza).

Si preferisce l’aiuto con la guida fisica o con supporti visivi a seconda delle caratteristiche del bambino e del compito da insegnare.

Venerdì, 21 Settembre 2018

Sono state avanzate numerose ipotesi sulle possibili cause dell’autismo, senza che si sia giunti alla formulazione di teorie soddisfacenti.

Tuttora l’autismo è un mistero per la ricerca scientifica: ipotesi biologiche, genetiche, farmacologiche , cognitive si sviluppano  e si confondono ma senza mai arrivare a una definizione completa. L’autismo non ha una causa unica, ma è conseguenza di una varietà di problemi.

È una sindrome che può essere provocata da molteplici affezioni cerebrali che  compromettono il normale sviluppo e funzionamento del Sistema Nervoso Centrale. Queste affezioni intervengono in epoca precoce: durante la gravidanza, al momento del parto o entro i primi 3 anni di vita.

Numerose teorie hanno tentato di spiegare l’origine dell’autismo e dei disturbi simili, anche se solo negli ultimi 20 –25 anni le ipotesi proposte sono state supportate da dati sperimentali.

Ormai è risaputo che l’autismo abbia origine da una componente biologica costituzionale, che determina una grave compromissione della relazione interpersonale.

Venerdì, 21 Settembre 2018

L’autismo, o meglio definito disturbi dello spettro autistico, è un disordine dello sviluppo neuropsicologico caratterizzato da una alterazione delle aree di sviluppo rappresentate dalle funzioni sociali e comunicative associate a interessi ristretti e comportamenti stereotipati.

Tuttavia, la presenza di disabilità intellettiva e la presenza di sintomiassociati, tra cui instabilità motoria e attentiva, e di altri disturbi del comportamento, ipersensibilità ai suoni ed elevata soglia del dolore, contribuiscono all’ampia eterogeneità clinica.

Il disturbo dello spettro dell’autismo è un disturbo con esordio nella prima infanzia.  

Nel DMS 5 l’autismo è stato inquadrato secondo un nuovo orientamento diagnostico che oltre a sostituire la precedente espressione di “Disturbi pervasivi dello sviluppo” con il termine “Disturbi dello spettro dell’autismo”, elimina anche la presenza dei differenti sottotipi della patologia o forme di autismo: sindrome di Asperger, disturbo pervasivo non altrimenti specificato, disturbo disintegrativo della fanciullezza o disturbo di Heller, sindrome di Rett (grave patologia neurologica di origine genetica, ora inserita nei disturbi neurologici).

 

Venerdì, 21 Settembre 2018

Autismo: come riconoscere i primi sintomi a cui prestare massima attenzione. Data la varietà della sintomatologia non sempre debbono essere presenti tutti gli indicatori di seguito elencati per procedere ad effettuare un approfondimento psicodiagnostico. 

Una novità importante introdotta dal nuovo manuale dei criteri diagnosticiè  il raggruppamento dei sintomi in due categorie rispetto alle tre precedenti; più in particolare, nel DSM-IV si parlava di:

  • deficit della reciprocità sociale;
  • deficit del linguaggio/comunicazione;
  • repertori ristretti e ripetitivi di interessi/attività.

Ognuna di queste tre categorie comprendeva quattro sintomi; per effettuare una diagnosi di “disturbo pervasivo dello sviluppo” era necessario fossero presenti almeno sei sintomi, di cui almeno due nella prima categoria (menomazione della reciprocità sociale) e almeno uno per ciascuna delle altre due categorie.

Con il DSM-V le categorie di sintomi dell'autismo vengono ridotte a due:

  • Deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale;
  • Comportamenti e/o interessi e/o attività ristrette e ripetitive.

La diagnosi di “disturbo dello spettro autistico” richiede la presenza di almeno tre sintomi nella categoria dei “deficit della comunicazione sociale” e di almeno due in quella dei “comportamenti ripetitivi”.

In particolare il DSM-5 definisce i seguenti criteri diagnostici:

Deficit persistenti nella comunicazione sociale e nell’ interazione sociale con varie manifestazioni:

Le anomalie nelle interazioni sociali sono l’aspetto specifico  dell’autismo. Si evidenzia una compromissione  qualitativa delle competenze sociali e una marcata alterazione della reciprocità sociale.  L’isolamento, la scarsa iniziativa nei rapporti sociali, l’indifferenza al contesto relazionale, la mancanza di intenzionalità comunicativa, la difficoltà nel comprendere le emozioni ed i sentimenti altrui sono gli aspetti salienti. Le alterazioni nelle competenze della comunicazione sociale e dell’interazione sociale comprendono:

  • un deficit nella reciprocità socio-emotiva (ad esempio un approccio sociale anomalo, una difficoltà nella reciprocità della conversazione, una ridotta condivisione di interessi, emozioni e sentimenti).
  • Una alterazione della comunicazione verbale e non verbale (l’uso del linguaggio è legato a condizioni di necessità e vengono utilizzate singole parole; nel caso sia presente un buon livello espressivo sono presenti alterazioni della prosodia, ecolalie inversioni pronominali; l’uso dei gesti a scopo dichiarativo è assente, anomalie nel contatto visivo ; mancanza di espressività facciale).
  • Deficit dello sviluppo, della gestione e della comprensione delle relazioni (ad esempio difficoltà nell’adattarsi ai diversi contesti sociali; assenza di interesse verso i coetanei; gioco simbolico assente e di conseguenza difficoltà nel condividere un gioco di immaginazione con i coetanei).

Modelli limitati e ripetitivi nei comportamenti, negli interessi e nelle attività che si manifestano con almeno due delle seguenti situazioni (durante la stessa fase dello sviluppo del bambino o in periodi successivi):

  • Ripetizione o approcci stereotipati nei movimenti, nell’ uso degli oggetti o nella conversazione;
  • Insistenza sulle stesse cose, uso continuo di particolari “routines” e modelli ritualizzati nella comunicazione sia verbale che non verbale;
  • Interessi molto ristretti e molto specifici con caratteristiche atipiche in termini sia d’ intensità che di specificità;
  • Iper- o ipo- reattività agli stimoli sensoriali o interesse atipico agli aspetti sensoriali dell’ ambiente circostante.

Inoltre nel DSM-5 viene specifica che:

  • sintomidebbono essere presenti già nel periodo iniziale dello sviluppo del bambino (anche se in alcuni casi essi trovano piena manifestazione solo quando si verifica che le limitate capacità del bambino non riescono a far fronte a quanto richiesto dalla specifica situazione oppure talora tali sintomi possono essere mascherati da “strategie compensative” imparate dal bambino con il passare degli anni);
  • sintomidebbono essere tali da causare una deficienza clinicamente significativa nelle funzionalità di tipo sociale, nel lavoro o in altre importanti aspetti della vita di ogni giorno;

Questi disturbi non sono attribuibili a una generica disabilità intellettuale (disordine intellettuale dello sviluppo) o a un ritardo globale nello sviluppo del bambino.

Nel  DSM V  ogni dimensione viene specificata in relazione alla gravità per la quale si distinguono 3 livelli:

  • livello 1richiesta di assistenza, il problema sociale è caratterizzato solo da un inizio difficile dell’interazione. Il soggetto è capace di esprimersi e di rispondere alle consuete domande di rito, ma non riesce a sostenere una conversazione. Dal punto di vista degli interessi/attività è presente una difficoltà a passare da un’attività a un’altra e sono presenti comportamenti rigidi che vanno conosciuti dall’interlocutore.
  • livello 2richiesta di un’assistenza sostanziale. I deficit verbali e non verbali sono marcati, le iniziative di interazione sociale sono limitate ad alcuni interessi; i comportamenti ripetitivi/fissi interferiscono con il funzionamento della persona nei vari contesti di vita.
  • livello 3richiesta di un’assistenza molto sostanziale. Questo supporto è previsto per le persone i cui deficit descritti prima sono molto severi (ad esempio: poche parole intellegibili, nessuna iniziativa sociale o solo occasionale, estrema difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti, grande difficoltà a cambiare il focus di un’azione)
Venerdì, 21 Settembre 2018

Ad oggi gli interventi abilitativi e psicoeducativi per i disturbi dello spettro autistico, validati da evidenze empiriche, fanno riferimento ad una cornice teorica di stampo cognitivo-comportamentale.

Per quanto riguarda l’intervento, sono numerose le attività che possono essere realizzate in favore dei bambini autistici, spesso però risultano sostenute da evidenze sperimentali a proposito della loro efficacia, come ad esempio l’integrazione sensoriale, l’integrazione uditiva, le terapie senso-motorie, la comunicazione facilitata, l’intervento farmacologico, quello basato sulle diete e il metodo Teacch.

A differenza dei trattamenti citati quello comportamentale ha beneficiato una serie di verifiche sperimentali che ne hanno testato la validità, anche in confronto ad altri programmi. Questo tipo di intervento è in grado di promuovere comportamenti adattivi e di ridurre quelli problematici.

Prima di insegnare un’abilità che il bambino non manifesta, come quella base che può  essere prestare attenzione agli altri per poi passare a quelle più complesse come la capacità di comunicazione e le abilità di interazioni sociali, occorre innanzitutto fare un’attenta attività di osservazione, per poi individuare obiettivi specifici tenendo conto di ciò che il bambino sa fare, scomponendo l’abilità in una serie di attività più semplice.

Vengono utilizzate a tal proposito delle tecniche di insegnamento predisponendo inizialmente delle sessioni di insegnamento in rapida successione  per passare gradualmente a situazioni meno strutturate o naturali che favoriscano la generalizzazione.

Generalmente si inizia con un’attività di insegnamento personalizzata per procedere via via ad attività che possono essere realizzate in gruppo.

Come ricorda Moderato nonostante gli ottimi risultati che si riescono ad ottenere con l’approccio cognitivo-comportamentale “di autismo non si guarisce, almeno per ora, ma si possono avere significativi miglioramenti, se si applicano metodologie efficaci e se sono coinvolti in prima persona, sotto la guida terapeuti preparati e seguendo programmi specifici, anche i familiari del soggetto con autismo”.